Affacciato sulla Valle del Paglia, lo sguardo a sud verso l’orizzonte mosso dalle colline Toscane, monti e borghi medievali e perdita d’occhio fino alla Tuscia.
Il Giardino pubblico del “Maccione” fu pensato e costruito per volere del Sindaco Alceo Gestri, sul finire dell’Ottocento. Inizialmente fu sistemato il pianoro dal Palazzo Pretorio al Torrino, una delle torri delle mura di cinta del Borgo. Un grandissimo intervento lo richiese la parte dal Torrino alla Piazza S. Pietro perché il terreno declinava verso sud, i resti di un’altra piccola torre, andata distrutta dalla seconda guerra mondiale, e le restanti mura della cinta urbana.
Il declivio molto scosceso era ricoperto di massi e da una piccola macchia spontanea di noccioli, da qui il nome Macchione che col tempo è divenuto Maccione.
Il sindaco Gestri fece riempire il declivio, portandolo allo stello livello del pianoro e per contenerlo venne costruita una vera muraglia, detta il Bastione del Gestri, che ancora oggi permette a tutti di affacciarsi sulla splendida Valle del Paglia.
All’interno del Giardino ci sono due importanti opere dello scultore radicofanese Aldo Fatini (1911 – 1987). La Statua del Monumento ai Caduti e la Statua raffigurante Ghino di Tacco, il personaggio più suggestivo di Radicofani.
MONUMENTO AI CADUTI
Il monumento è stato realizzato in marmo dopo la Prima guerra Mondiale, a memoria dei numerosi figli di questa terra che morirono durante il Primo e Secondo conflitto mondiale.
L’opera terminava con una cuspide di marmo che sulla sommità aveva una stella dorata. Nel 1970 la cuspide fu sostituita dalla Statua del Milite, fatta dallo Scultore Aldo Fatini.
STATUA DI GHINO DI TACCO
Raffigura il personaggio antico più importante di Radicofani. È stata realizzata dallo scultore Aldo Fatini nel 1978, con un masso basaltico di Radicofani e si trova ubicata nel centro del Torrino, sulle mura del Borgo.
PANORAMI
Dal Torrino al Monumento ai Caduti, il Giardino del Maccione si affaccia principalmente verso sud.
Sulle prime colline spicca la strada sterrata della Via Francigena. Poco più avanti si scorge il Borgo di Proceno e, su un piccolo contrafforte, la cittadina di Acquapendente, dietro il pianoro di S. Lorenzo Nuovo ed il colle di Montefiascone, chiudono l’orizzonte i Monti Cimini che sono a sud della città di Viterbo.
A sud/est si può ammirare la vetta del Monte Cetona, alle cui propaggini c’è la stazione termale di San Casciano Bagni e il Borgo di Celle sul Rigo, dietro, su un altro colle, si ammira Trevinano, in provincia di Viterbo, e le alberate colline con la zona di Orvieto.
A sud/ovest sui contrafforti del monte Amiata, si può vedere il monte Penna ed il borgo di Castell’Azzara, in provincia di Grosseto, ai piedi del borgo il pianoro con i piccoli paesi di S. Giovanni delle Contee, la Villa Sforzesca e la zona di Sorano. All’orizzonte si intravede la zona della provincia di Viterbo, da Valentano alle Colline di Montalto di Castro e Civitavecchia.
Lungo il belvedere, spostandosi dal Torrino verso il Palazzo Pretorio, lo sguardo si perde nella zona del Monte Amiata, con Piancastagnaio, Abbadia S. Salvatore, e Campiglia d’Orcia con la sua forma aguzza. Guardando verso nord si intravedono Castiglione d’Orcia, Rocca d’Orcia ed all’orizzonte Montalcino.